In fantascienza ma, in parte, anche nella scienza più divulgativa, il 2030 viene spesso citato come l’anno in cui il nostro pianeta esaurirà le riserve di petrolio, così come il 2100 sarà l’anno in cui, secondo le previsioni fatte da Arthur C. Clarke (negli anni ‘60), la vita umana sarà in grado di espandersi su altri pianeti se non addirittura nuovi sistemi solari. Essendo il 2030 ormai alle porte, possiamo credere alle previsioni? O dobbiamo far pace con l’idea che non ci sia un pianeta (e un piano) B?
The Coming World: Ecology as the New Politics 2030–2100 è la rassegna attualmente ospitata dal Garage Museum of Contemporary Art di Mosca che richiama alla memoria la XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, intitolata Broken Nature: Design Takes on Human Survival. Ma attenzione, chi è stanco di artisti che propongono soluzioni al cambiamento climatico, non li troverà certo in questa mostra. Non si danno risposte qui: nessuna predica, proselitismo o condiscendenza. Al contrario, il Garage Museum di Mosca ha raggruppato lavori coinvolgenti e spesso provocatori di oltre 50 artisti russi e internazionali che vogliono condividere la loro personale visione del futuro. L’obiettivo è stimolare un dialogo, ispirare il coinvolgimento e aumentare la consapevolezza. Alcune opere sono sicuramente scioccanti, ma non si tratta di un proclama del giorno del giudizio, bensì di un’esposizione progressista e attentamente curata che include opere di alcuni dei maggiori artisti della scena mondiale.
The Coming World si sviluppa intorno a due concetti principali: ambientalismo ed ecologia. Il primo sottolinea l’urgenza, nell’agenda politica, di rivedere il nostro rapporto con la natura, esprimendo l’idea che argomenti ancora marginalizzati come cambiamento climatico, estinzione delle specie, inquinamento, energie rinnovabili e sovrappopolamento dovrebbero essere centrali alla costruzione di modelli alternativi d’istruzione, consumo, produzione e svago. Il secondo concetto, l’ecologia, viene inteso come ecologia in azione, un processo inarrestabile per cui la natura, l’uomo e altre forme non umane interagiscono.
La mostra comprende numerose opere storiche che hanno segnato momenti epocali nella relazione tra essere umano e natura: dagli arazzi del XVI secolo che, per la prima volta, presentarono la natura come un fenomeno al di fuori del controllo umano ai dipinti olandesi del XVII secolo che sanciscono il paesaggio come genere artistico; dalle opere del movimento della “cultura organica” dell’avanguardia russa fino all’invenzione della land art nel 1969 che rese la natura un mezzo artistico. A seguire, la natura è protagonista dell’arte a più livelli: a volte oggettivizzata, altre volte vista come un sistema (la Circulation di Hans Haacke); a tratti, rappresentata con ironia (A Minute of Not Breathing to Protect the Environment del gruppo Gnezdo), altre volte attraverso soluzioni pratiche per la vita di tutti i giorni, come quelle suggerite dal collettivo danese Wooloo. Assieme alla prova dei recenti disastri antropogenici (Black Tide/Marea Negra di Allan Sekula) e dei tentativi criminali di nasconderli sotto al tappeto (Delay Decay di Susan Schuppli), The Coming World presenta opere realizzate, letteralmente, in collaborazione con animali e progetti che mettono in scena nuovi paradigmi tra essere umano, natura e specie non-umane (Tomás Saraceno, Hayden Fowler), nonché vari scenari per il futuro sulla base di teorie e previsioni scientifiche.
In sintesi, The Coming World richiama l’attenzione pubblica sugli squilibri ecologici creati dall’attività umana, che molti di noi scelgono di ignorare per la loro scala incomprensibilmente enorme e per la poca connessione a livello personale. Invitando lo spettatore ad affrontare questi squilibri, la mostra coglie da vicino la nostra tendenza a glissare su questo argomento doloroso, esplorando i sintomi dei vari stadi di ansia o negazione, e offrendo modalità per lavorare su, e fare i conti con, il trauma ecologico collettivo. Sebbene le questioni ambientali vengano generalmente discusse in termini di vita reale e azione politica, l’arte può essere un mezzo unico nello sviluppo di un discorso “ecologico”. Se considerata quale arena dove mini-modelli alternativi di realtà vengono analizzati, testati e resi visibili, l’arte può aiutare nel dibattito ambientale. In breve, l’arte può rappresentare un modo di pensare ecologico.
The Coming World: Ecology as the New Politics 2030–2100
Fino al 1 Dicembre
Garage Museum of Contemporary Art
9/32 Krymsky Val st., 119049,
Moscow, Russia