Come sempre, il Salone del Mobile.Milano ha proposto molte chiavi di lettura del mondo del furniture design. Nella grande varietà di progetti presentati quest’anno, abbiamo cercato di individuare alcuni tra i percorsi più precisi suggeriti da designer e aziende, spaziando dal mondo delle riedizioni a quello del neo primitivo, dal mondo dell’outdoor (nuovo status symbol) a quello degli spazi condivisi, dal disegno del pezzo singolo a quello dell’intero ambiente, con un occhio di riguardo al mondo dell’illuminazione, grazie a Euroluce.
Li raccontiamo, nel dettaglio, in tre puntate da non perdere.
La definizione di un arredo universale
Innanzitutto, va rilevato il tentativo, derivato dalle sempre più pressanti esigenze del mercato, di definire degli “arredi polivalenti”: che non significa neutri, ma piuttosto accettabili da un pubblico variegato e trans-nazionale. Tale ipotesi ha comportato l’adozione di una poetica semplicità che non va confusa però con il Minimalismo della fine degli anni ‘90. Si tratta piuttosto di un approccio che coniuga il sofisticato pauperismo delle sette millenaristiche americane con un disegno a tratti ingenuo che riporta alla mente gli arredi delle scuole della nostra infanzia. Il materiale a tal fine privilegiato è senz’altro il legno, lavorato con grande perizia. La tipologia maggiormente coinvolta: la sedia.
Lavorare sul passato
Il tema della riedizione, ossia il percorso di scavo negli archivi alla ricerca di pezzi dimenticati, prosegue la sua corsa come tendenza assolutamente dominante, in grado di “curare”, con la sicurezza del déjà-vu, una sorta di “ansia del nuovo” evidente tra i compratori. Nell’anno del centenario del mitico Bauhaus non poteva mancare un forte ricordo dei pezzi più significativi prodotti dal movimento di Weimar-Dessau. Così come permangono al centro dell’interesse estetico le icone che ci provengono dai paesi scandinavi, grazie all’opera di Hans J. Wegner, Børge Mogensen, Jens Risom e Finn Juhl. L’attenzione dei produttori si è però puntata anche su personaggi italiani da riscoprire, in particolare quest’anno Gianfranco Frattini, oppure ormai assolutamente riscoperti, primo fra tutti Gio Ponti. In generale abbiamo verificato come il concetto di riedizione si sia avvicinato a noi nel tempo, superando cronologicamente gli amatissimi anni ’50-’60 per giungere a riproporre pezzi ben più recenti, fino alla metà degli anni ’90. Insomma, il passato ci sta raggiungendo!
Superare un equilibrio formale ormai scontato
Ma quali sono invece le strade percorse alla ricerca del tanto agognato “nuovo”, necessario, come abbiamo imparato analizzando il mondo del fashion design, a distinguersi da una produzione di grande serie che, in tempo reale, “duplica” qualsiasi proposta. Tra queste strade appare particolarmente peculiare il neo-primitivo: movimento trasversale a vari settori tipologici e merceologici, incline a utilizzare pietre di provenienza e testura particolare (scure, venate, brecciate), legni grezzi e pesanti, tessuti filati a mano (come tricoté), cemento colorato con pigmenti e finito a cera. Insomma, un mondo ove il lusso, di chi ha già avuto e visto tutto, si coniuga con il mito della caverna primigenia.
Giunti a un simile punto automatico è stato il passo verso una “estetica del dissonante”, fenomeno d’altronde riscontrabile in tutti i periodi storici simili al nostro e quindi segnati da un accentuato estetismo (si pensi alla transizione dal Rinascimento al Manierismo). Non sono mancati, in questo senso, i giusti omaggi al genio gentile della provocazione formale, quell’Alessandro Mendini che purtroppo ci ha lasciato il 18 febbraio di quest’anno.
A una estetica alternativa ci stanno progressivamente abituando d’altronde anche le sempre più frequenti incursioni nella dimensione del riuso. Una nuova coscienza del progettare, ecologica e consapevole, unita a una certa fascinazione per il non finito, il presunto casuale, porta al recupero sistematico di materiali già utilizzati. Importante rilevare, a questo proposito come una parte dell’ambiente del furniture design sia stato influenzato della tematica e dal messaggio apocalittico della XXII Triennale di Milano, “Broken nature”, che ha stigmatizzato un’irrimediabile perdita di sintonia tra l’uomo e la natura.
L’outdoor come nuovo status symbol
Dal punto di vista tipologico non ci sono dubbi: il nuovo settore di punta è l’outdoor. Numerose aziende leader, in particolare nella produzione dell’imbottito, hanno ampliato la loro offerta proponendo, per la prima volta, intere collezioni da esterno.
Potremmo addirittura arrivare a sostenere che il sistema di vasi comunicanti indoor-outdoor si sia invertito, con un passaggio di ispirazione dall’esterno all’interno. Fenomeno verificabile anche nell’esplosione di riferimenti naturalistici portati dalla cultura del wallpaper, con macro pattern vegetali, ove palme e ficus introducono negli ambienti abitati l’illusione di una natura incontaminata e lussureggiante. Non mancano d’altronde nemmeno grandi immagini di animali e sognanti soggetti bucolici, dalle settecentesche toile de jouy alle “pastorellerie” da Gran Tour.